Ciao a tutti, sono Simone!
Oggi inauguriamo lo spazio "CHIEDI AL PALEONTOLOGO" dove potete trovare le domande più curiose o più frequenti che sono emerse durante gli incontri in mostra, e ovviamente le rispettive risposte da parte del vostro paleontologo di fiducia.
All'inizio dell'Era Mesozoica, durante il Triassico, i continenti erano uniti in un unico supercontinente chiamato Pangea. Proprio per questo motivo è possibile trovare fossili simili in tutto il mondo!
Col passare del tempo, Pangea iniziò a frammentarsi. Nel Giurassico e nel Cretacico i continenti si separarono gradualmente. Verso la fine dell'era dei dinosauri, la disposizione delle terre emerse ricordava già quella attuale e anche le stagioni cominciavano a esser ben marcate, con inverni rigidi e nevicate alle alte latitudini.
Le barriere geografiche erano state il motore per un differenziamento della fauna, con alcuni tipi di dinosauro che si trovano solo in determinati continenti, come per esempio i dinosauri con le corna dell'Asia e del Nord America.
In Italia ad oggi sono stati scoperti quattro dinosauri rappresentati da resti scheletrici e molte impronte:
Scipionyx, detto "Ciro", è un cucciolo di carnivoro lungo 50 cm, trovato a Pietraroja in provincia di Benevento, ed è celebre per la straordinaria conservazione degli organi interni.
Tethyshadros era un erbivoro quadrupede del gruppo degli ornitopodi, lungo circa 4- 5 metri, scoperto presso il Villaggio del Pescatore nei pressi di Trieste.
"Tito", soprannome di un giovane sauropode, è stato ritrovato sui Monti Prenestini, non lontano da Roma ma i suoi resti non sono abbastanza completi per potergli dare un nome scientifico.
Saltriovenator è il più grande dinosauro carnivoro italiano finora conosciuto, lungo circa 8 metri e pesante più di una tonnellata. È stato trovato a Saltrio, in provincia di Varese.
I primi tre risalgono al Cretacico mentre l'ultimo è molto antico ed è del Giurassico.
Numerosissime impronte sono state inoltre trovate in varie zone d'Italia; tra le più famose ci sono quelle di Rovereto e di Altamura che mostrano la compresenza di varie specie di dinosauro.
Tutte queste scoperte dimostrano che l'Italia al tempo dei dinosauri non poteva essere sommersa dal mare: dovevano esserci terre emerse che permettevano loro di vivere e nutrirsi.
L'estinzione dei celebri dinosauri dell'Era Mesozoica, come il tirannosauro e il triceratopo, avvenne circa 66 milioni di anni fa, durante un evento catastrofico che si fa corrispondere alla fine del Cretacico.
La causa principale fu l'impatto di un grande asteroide nella zona dell'attuale Yucatán, in Messico, scoperto grazie a una serie di studi iniziata in Italia, nella Gola del Bottaccione a Gubbio (per saperne di più visitate la mostra Extinction!).
Questo evento provocò incendi, tsunami, ma soprattutto il sollevamento di polveri nell'atmosfera che oscurarono il sole, bloccando la fotosintesi e spezzando le catene alimentari. Scomparvero circa il 75% delle specie presenti sul Pianeta.
Non tutti i dinosauri però si estinsero: tra i piccoli animali sopravvisuti alla catastrofe vi erano infatti anche alcuni uccelli, che si erano evoluti da dei dinosauri carnivori già nel Giurassico e che, superata la crisi di fine Cretacico, sono arrivati a oggi con circa diecimila specie.
Nonostante il nome, Velociraptor non era particolarmente veloce nella corsa in campo aperto.
La forma delle sue gambe indica che non era costruito per la velocità pura, anche se poteva compiere scatti e balzi.
I veri corridori tra i dinosauri erano gli ornitomimosauri, simili a struzzi nell‘aspetto, come per esempio Gallimimus o Struthiomimus.
Velociraptor era molto agile, capace di rapidi cambi di direzione. La sua lunga coda rigida funzionava come un bilanciere per mantenere l'equilibrio e poteva aiutarlo a direzionare i salti, forse anche con l'ausilio delle braccia pennute che potevano essere spalancate per rimanere in aria più a lungo.
I dinosauri ibridi sono diventati molto popolari grazie alla saga di Jurassic World.
Tuttavia, non esistono prove scientifiche della loro esistenza nel record fossile.
In natura l'ibridazione può avvenire, come tra cavallo e asino o tra tigre e leone, ma è un fatto assai raro. È possibile che anche tra dinosauri si siano verificati casi simili, ma sarebbero stati altrettanto rari, inoltre la fossilizzazione è un evento eccezionale, e dunque le probabilità di conservare proprio un ibrido sono infinitamente basse.
Noi paleontologi lavoriamo quasi sempre su resti incompleti, quindi anche se dovessimo trovare un fossile di ibrido, lo identificheremmo come una specie nuova o tenderemmo a classificarlo in una già nota.
In conclusione, riconoscere un ibrido dai fossili resta quasi impossibile.
Queste erano le domande più curiose emerse dall'evento Chiedi al Paleontolo di Maggio!
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- Simone Maganuco